Il 60% delle famiglie preferisce l’assistenza domiciliare alla RSA: i dati dell’indagine Censis-Assindatcolf

25 novembre 2022
badante accudisce anziano

Il progressivo invecchiamento della popolazione nei Paesi occidentali è 

un processo inevitabile, con evidenti ripercussioni sulla società. Se da un lato, infatti, l’aumento dell’età media rappresenta certamente un aspetto positivo, in quanto è connesso ai progressi della medicina e alle migliori condizioni di vita, dall’altro sono necessari interventi di politica sanitaria e iniziative qualificate e professionali per garantire assistenza, benessere e cure adeguate agli anziani. 

Per questo l’assistenza domiciliare è un settore in forte espansione nel quale imprenditori e professionisti hanno individuato importanti occasioni lavorative. Un sostegno peraltro molto apprezzato, secondo quanto emerso dal report Censis-Assindatcolf (l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico) “Le famiglie, il lavoro domestico, i caregiver, le Rsa”, pubblicato a luglio 2022, in base al quale 6 famiglie su 10 preferiscono l’assistenza in casa di un parente anziano o non autosufficiente, rispetto al ricovero in una RSA. 

In questo articolo illustreremo i dati dell’indagine e capiremo perché investire in un’attività di assistenza domiciliare può essere un’ottima opportunità per avviare un percorso professionale qualificato e gratificante. 

Invecchiamento in Italia: aumentano gli over 65, gli anziani fragili e le famiglie unipersonali che potrebbero avere bisogno di assistenza

Prima di entrare nel dettaglio del report Censis-Assindatcolf, è bene soffermarsi sui numeri ufficiali Istat che certificano l’aumento della popolazione over 65 e una prevedibile crescita delle famiglie unipersonali che, nei prossimi anni, potrebbero avere la necessità di un supporto a domicilio.

Secondo il rapporto annuale Istat 2022, gli anziani in Italia sono 14 milioni e 46mila – 3 milioni in più rispetto a vent’anni fa – e costituiscono il 23,8% della popolazione totale. Di questi, oltre 4,5 milioni hanno almeno 80 anni e 20 mila almeno cento. Una percentuale, secondo le stime, destinata a salire fino al 34% nel 2042, quando si prevede che gli anziani saranno quasi 19 milioni, con circa 2 milioni in più di ottantenni e ultraottantenni, e i centenari e gli ultracentenari triplicati. 

In questo quadro socio-demografico l’invecchiamento della popolazione è uno dei fattori che determina l’aumento delle persone che vivono da sole, insieme al calo della natalità e all’instabilità coniugale. Sempre secondo i dati Istat riferiti al 2021, infatti, le famiglie unipersonali sono il 33,2% del totale, ovvero quasi 8,5 milioni; di queste, la metà è composta da persone con più di 65 anni. Fra vent’anni, tuttavia, gli anziani soli saranno ancora di più: per la precisione, secondo il report dell’Istituto nazionale di statistica sulle previsioni demografiche, nel 2041 saranno 6,1 milioni, pari al 60% del totale delle famiglie composte da un solo individuo. 

Secondo questi numeri, è probabile che in futuro si registri una crescita del fabbisogno di assistenza domiciliare. Le famiglie monocomponenti, infatti, hanno una ricaduta sociale importante: è soprattutto in età avanzata che aumentano le persone non autosufficienti costrette a vivere da sole, a causa della mancanza del coniuge e la lontananza dei figli. Uno scenario che rende necessaria l’assistenza, spesso anche a causa della presenza di patologie correlate alla terza età, ad esempio la demenza, o delle precarie condizioni di salute che potrebbero accompagnare un anziano. 

I risultati dell'indagine Censis-Assindatcolf: le famiglie preferiscono l’assistenza domiciliare al ricovero in una RSA

Come anticipato, il report “Le famiglie, il lavoro domestico, i caregiver, le Rsa”, realizzato da Censis per Assindatcolf – quarto studio elaborato nell’ambito del progetto “Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia” – ha rivelato l’opinione delle famiglie rispetto all’assistenza domiciliare. 

Secondo il report, che ha coinvolto un campione rappresentativo degli associati ad Assindatcolf, il 60% di esse preferisce per i propri cari anziani o non autosufficienti l’assistenza in casa rispetto al ricovero in una RSA, un dato che sollecita alcune riflessioni riguardanti l’assistenza domiciliare e, di riflesso, i ruoli della badante e del caregiver.  

Entrando nel dettaglio del documento vediamo che:

  • il 58,5% delle famiglie preferisce l’assunzione di una badante al ricovero in una RSA;
  • del 41,5% che sceglierebbe una RSA, il 21,3% si rivolgerebbe a una struttura convenzionata, il 14,2% a una privata e il 6% a una pubblica;
  • le donne vorrebbero evitare il ricovero più degli uomini: sono infatti il 60,1% rispetto al 56,1%.

Sono soprattutto le persone più anziane ad avere più remore nei confronti delle RSA: il 50,8% di chi ha meno di 55 anni scarta questa soluzione, percentuale che sale al 52,9% di chi ha un’età compresa tra i 55 e i 64 anni, e al 69,5% degli over 64. In altre parole, in caso di bisogno, gli anziani sembrano preferire l’assistenza domiciliare al ricovero presso una struttura. 

Secondo il report, i motivi che portano le famiglie a questa decisione sono riconducibili soprattutto alla qualità delle relazioni: gli intervistati sono consapevoli, infatti, delle difficoltà nel riproporre fuori casa le stesse attenzioni rivolte al familiare anziano o non autosufficiente (59%) e che il distacco dalla propria abitazione potrebbe avere ripercussioni negative sull’assistito (20%). 

Al contrario, chi opta per il ricovero riconosce alle RSA la professionalità del personale impiegato (63%), la qualità dell’ambiente e la dotazione di strumenti che assicurano agli ospiti un certo grado di autonomia (15%), e la vicinanza della struttura rispetto all’abitazione dei familiari (9%), fattore quest’ultimo che garantirebbe la possibilità di visitare il proprio caro con maggiore frequenza. 

I caregiver familiari: essenziali, ma spesso invisibili

L’assistenza ai propri familiari non più autosufficienti è uno degli aspetti più delicati e complessi che si celano dietro la cura di una persona cara all’interno di una famiglia. Al carico emotivo, fisico e psicologico infatti, si aggiunge spesso la rinuncia – parziale o totale – al lavoro e agli altri spazi individuali. Un fenomeno che in Italia riguarda milioni di persone, chiamate caregiver familiari, ossia coloro che si prendono cura di un parente malato, disabile o anziano. 

A questo proposito, secondo i dati raccolti dall’indagine, il 53,4% delle famiglie ritiene prioritario supportare il caregiver attraverso una figura esterna alla famiglia. Una persona, in altre parole, che possa alleggerire il carico assistenziale e contenere lo stress di chi assiste un familiare non autosufficiente. 

Inoltre, fra le altre misure a sostegno del caregiver familiare vengono menzionati:

  • il riconoscimento di forme di reddito (25,5%);
  • la facoltà per il caregiver di lavorare da casa (9%);
  • l’assicurazione contro gli infortuni domestici, e i contributi figurativi ai fini di una pensione (6,7%)
  • l’istituzione di percorsi formativi per migliorare l’assistenza fornita dal familiare (5,4%).

Assistenza domiciliare: un settore interessante su cui investire

Alla luce dei numeri forniti da Istat e di quanto emerso dall’indagine Censis-Assindatcolf, l’assistenza domiciliare si rivela un settore interessante su cui investire per avviare un percorso professionale gratificante in un ambito in forte espansione

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Come abbiamo visto nell’approfondimento dedicato ai consigli per avviare un’attività nell’assistenza a domicilio, infatti, gli aspetti preliminari da considerare sono numerosi: dalla scelta della sede più adeguata alla selezione e gestione dei collaboratori, dall’individuazione dei servizi socio sanitari da erogare – badante, fisioterapista, infermiere, OSS, per citarne alcuni – fino alla valutazione dell’investimento iniziale richiesto e alla conoscenza dell’iter burocratico necessario. 

Per questo motivo l’affiliazione a una realtà qualificata come PrivatAssistenza consente di aprire un centro all’interno di un network consolidato e avvalendosi del know-how indispensabile per emergere sul mercato. PrivatAssistenza, infatti, garantisce ai propri affiliati formazione e supporto continuo ed è un marchio affermato e conosciuto, come ci hanno raccontato in un’intervista i titolari del centro PrivatAssistenza di Mentana, in provincia di Roma. 

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