Insufficienza venosa: come riconoscerla e curarla

15 luglio 2022 Salute e prevenzione
insufficienza venosa

Si manifesta con gonfiore e senso di pesantezza alle gambe e si accentua soprattutto durante la stagione estiva, a causa delle alte temperature: parliamo dell’insufficienza venosa, un disturbo che interessa soprattutto le donne con più di 60 anni, legato all’alterazione della circolazione sanguigna. 

Se non opportunamente trattato può portare a conseguenze anche gravi, ecco perché è molto importante riconoscerlo e curarlo. Scopriamo insieme quali sono le cause, i sintomi e i rimedi dell’insufficienza venosa.
 

All’origine dell’insufficienza venosa: da cosa è provocato questo problema?

L’insufficienza venosa è un disturbo della circolazione a carico degli arti inferiori. Per comprendere i fattori che ne sono all’origine può essere utile osservare da vicino la circolazione venosa. In condizioni di normalità quest’ultima veicola il sangue dalle gambe al cuore seguendo un percorso che va dal basso verso l’alto. Quando tale processo non avviene in maniera corretta, e dunque il sangue proveniente dagli arti inferiori non riesce ad arrivare al cuore, siamo in presenza di un’insufficienza venosa, circostanza in cui il sangue non riesce a risalire e tende a creare dei ristagni: il problema, nella maggior parte dei casi, riguarda le valvole adibite al pompaggio. 

Questa situazione, che porta all’indebolimento e alla dilatazione delle pareti dei vasi (varici), viene definita insufficienza venosa organica e interessa quasi esclusivamente le donne con più di 60 anni. Quando invece l’insufficienza è legata a un sovraccarico funzionale delle vene, a causa ad esempio di posture scorrette e prolungate o dello scarso movimento delle gambe, si parla di insufficienza venosa funzionale. In questa forma il disturbo interessa anche gli uomini ed è legato prevalentemente ad alcune posture errate assunte durante lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Chi è più soggetto a questo disturbo e quali sono i fattori di rischio?

L’insorgere dell’insufficienza venosa è legato ad alcuni fattori di rischio, tra cui:

  • familiarità: la presenza di parenti di primo grado affetti da insufficienza venosa è un elemento che incide sensibilmente sul manifestarsi di questa condizione patologica.
  • Sovrappeso: secondo i dati dell’Istituto Flebologico Italiano le persone obese hanno fino al 70% in più di possibilità di sviluppare insufficienza venosa.
  • Gravidanza: l’incidenza di questa patologia è più alta nelle donne che hanno avuto una o più gravidanze. In questo caso, sempre secondo quanto riporta l’Istituto Flebologico Italiano, nelle donne con figli il problema ha un’incidenza del 10-63%. La malattia può manifestarsi anche durante la gestazione a causa delle alterazioni ormonali e dell’aumento della pressione addominale.
  • Sesso: come abbiamo visto, sebbene la patologia interessi anche gli uomini in età lavorativa, questo disturbo colpisce maggiormente la popolazione femminile
  • Età: l’incidenza è correlata all’avanzare dell’età. La percentuale di donne fra i 35 e i 40 anni che ne soffre è compresa tra il 20 e il 60%, mentre le pazienti over 60 sono tra il 40 e il 78%. Per quanto riguarda gli uomini, si stima che il problema colpisca il 7-35% dei soggetti tra i 35-40 anni e il 15-55% di quelli oltre i 60 anni (dati: Istituto Flebologico Italiano).
  • Stazione eretta o seduta prolungata: quando l’insufficienza venosa interessa persone più giovani è legata, nella maggior parte dei casi, alla postura assunta durante l’attività lavorativa. Chi trascorre molto tempo in piedi, come cuochi, operai e addetti alle catene di montaggio, o chi lavora molte ore seduto, come autisti e impiegati, ha più possibilità di essere colpito da questo disturbo.


I sintomi dell’insufficienza venosa

L’insufficienza venosa si manifesta con:

  • gonfiore diffuso degli arti inferiori;
  • sensazione di pesantezza, formicolio o prurito alle gambe, soprattutto dopo essere stati a lungo in piedi;
  • dolore e crampi, in particolare di notte;
  • presenza di vene superficiali doloranti.

Questa sintomatologia, inoltre, tende ad accentuarsi nei mesi estivi perché le vene si dilatano maggiormente.

Insufficienza venosa: le possibili complicanze

Le principali manifestazioni dell’insufficienza venosa sono inoltre correlate all’insorgenza delle vene varicose: questo disturbo, strettamente connesso al malfunzionamento delle valvole di pompaggio del sangue, oltre alla sensazione di gonfiore e di pesantezza, porta con sé la dilatazione delle vene superficiali (ectasie venose) e la formazione di capillari in evidenza.

I disturbi legati alle vene varicose tendono ad aggravarsi nel corso del tempo e a sfociare in una serie di problematiche, tra cui:

  • macchie scure sulla pelle: si manifestano nella parte inferiore della gamba, in prossimità della caviglia, e sono causate dalla fuoriuscita di sangue dalla vena che, accumulandosi sotto la pelle, crea ematomi .
  • Ipodermiti: si tratta di alterazioni cutanee degli arti inferiori che si manifestano con arrossamento, indurimento e dolore di un’area più o meno estesa della gamba.
  • Eczema (dermatite da stasi): a causa della scarsa circolazione sanguigna, nell’area interessata dalle vene varicose la pelle diventa squamosa, infiammata e pruriginosa.
  • Ulcerazioni alle gambe: sono complicanze tardive dell’insufficienza venosa e si manifestano con lesioni che si rimarginano con molta lentezza. A causa dello scarso irroramento dei tessuti e della conseguente carenza di ossigeno (ipossia), la cute va incontro a infiammazioni e secchezza che degenerano, appunto, in ulcere e lesioni.
  • Sanguinamenti: a seguito di un trauma, o qualche volta anche in modo spontaneo, la vena varicosa può sanguinare.
  • Tromboflebite: è un’infiammazione che si manifesta con la formazione di coaguli all’interno della vena varicosa, dove il sangue tende a ristagnare a causa della disfunzione circolatoria. Se la vena si trova in profondità, vicina ai muscoli, si parla di tromboflebite venosa profonda, condizione che può portare alla formazione di emboli, grumi di sangue coagulato che, staccandosi dalle vene profonde, entrano nella circolazione sanguigna. Se il coagulo raggiunge i polmoni bloccando il flusso di sangue si è in presenza di una embolia polmonare.


Come si diagnostica questo disturbo?

La diagnosi di insufficienza venosa avviene per mezzo dell’ecocolordoppler venoso degli arti inferiori. Si tratta di un esame strumentale, che attraverso l’analisi di input visivi e segnali acustici permette di mappare i vasi e di osservare in tempo reale la direzione del flusso sanguigno e il funzionamento delle valvole di pompaggio. 

Grazie a questa procedura non invasiva e non dolorosa il medico sarà in grado di visualizzare le vene, individuare la presenza di varici e valutare la gravità dell’insufficienza circolatoria per impostare la terapia più adeguata alla situazione. 

 

Insufficienza venosa: rimedi e terapie

Il trattamento dell’insufficienza venosa viene prescritto dall’angiologo che, in base alla causa che ne è all’origine, individuerà la terapia più adatta. 

È possibile che il medico prescriva una terapia farmacologica a base di fleboprotettori, medicinali che aumentano il tono venoso e che migliorano l’attività della microcircolazione. Tra i rimedi indicati dagli specialisti per il trattamento di questo disturbo, inoltre, c’ è l’uso di calze elastiche specifiche: esercitando una compressione graduale – maggiore ai piedi, più blanda sulle cosce –  questa soluzione agisce sui vasi e, stimolando la circolazione e favorendo la risalita del sangue, previene i ristagni.

Se l’insufficienza venosa ha portato alla formazione di vene varicose il medico valuterà la gravità della situazione e il trattamento più indicato per intervenire sui vasi interessati. Tra gli interventi specifici citiamo:

  • scleroterapia, tecnica che consiste nell’iniezione di una sostanza che provoca l’ostruzione e la chiusura definitiva del vaso varicoso. Il trattamento avviene ambulatorialmente ed è indicato prevalentemente per trattare gli inestetismi legati alla presenza di piccoli vasi dilatati (teleangectasie).
  • Flebectomia ambulatoriale, metodica che prevede la rimozione delle vene colpite da varici per mezzo di micro-incisioni. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e in regime di day-hospital.
  • Termoablazione safenica con la tecnica della radiofrequenza: questa metodica mini-invasiva si esegue introducendo un catetere da radiofrequenza nella vena grande safena (vaso venoso che attraversa tutta la gamba, dalla caviglia all’inguine). La vena viene occlusa per mezzo del calore in modo da eliminare il reflusso. Questo tipo di intervento viene eseguito in anestesia locale e in regime di day-surgery.


Si può prevenire l’insufficienza venosa?

Sebbene l’insufficienza venosa sia in molti casi correlata a fattori di rischio su cui non è possibile attivare una forma di prevenzione, come la predisposizione familiare, il sesso e l’età, esistono comunque alcuni accorgimenti, spesso indicati anche come terapia, che possono aiutare a contrastare l’insorgenza di questa patologia, soprattutto nei casi in cui sia causata da fattori di natura funzionale. 

In generale, per prevenire l’insufficienza venosa o contrastarne l’aggravamento è opportuno:

  • evitare di trascorrere troppo tempo in piedi;
  • evitare il fumo;
  • seguire un regime alimentare bilanciato;
  • controllare il peso corporeo;
  • svolgere attività fisica con regolarità;
  • evitare la prolungata esposizione delle gambe al caldo;
  • indossare calze elastiche preventive, soluzione da adottare seguendo le indicazioni del medico. 

In generale, inoltre, ai primi segnali riconducibili all’insufficienza venosa è sempre bene rivolgersi al proprio medico curante che suggerirà le strategie più indicate per far fronte al problema.


I servizi di PrivatAssistenza per gestire i problemi connessi all’insufficienza venosa

Come abbiamo visto, l’insufficienza venosa è una condizione che, aggravandosi, può provocare disturbi come ulcere e lesioni che richiedono il supporto di personale infermieristico specializzato nelle medicazioni, soprattutto per le persone anziane, che sono maggiormente esposte al problema. 

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