"Sono madre di una figlia di 90 anni"

6 giugno 2014
"Sono madre di una figlia di 90 anni"

Tratto dal la 27 ora. Blog dell corriere.it

Ho visto il mio stato d'animo fotografato sul blog di corriere.it, sono settimane che penso di scrivervi per raccontarvi il tema rapporto Figlie/Mamme anziane sotto un altro punto di vista e che parte da quanto benissimo descritto dalla vostra psicologa (clicca qui per leggere l'articolo Figli che curano genitori anziani. Una relazione difficile). La storia è questa. Sono nata nel 1965 a Napoli da una madre quarantenne e primipara, raccontano di una specie di miracolo a cui si gridò per settimane nell'ospedale dove lavorava mio padre. Oggi ho 49 anni, e ovviamente sono rimasta figlia unica, mio padre ci ha lasciato ventisette anni fa e io e mia madre abbiamo vissuto una più o meno pacifica esistenza vivendo vite indipendenti e con una grande stima e autonomia reciproca.Non parlo di affetto perché mia madre è di una generazione per la quale i sentimenti sono cose impudiche da tenere per se, anche con i figli e io con lei mi sono adeguata.Sono andata via di casa a 25 anni trasferendomi a Roma prima per studio e poi per lavoro, poi 8 anni fa, il salto a Milano. Si era concluso un ciclo lavorativo e se ne apriva un altro. Io avevo 40 anni e mia madre 80. Un anno dopo mia madre comincia ad avere i primi problemi, una piccola ischemia comincia a farle perdere autonomia nel camminare. Da tre anni è sulla sedia a rotelle, lucida ma a 90 anni i colpi si perdono nel quotidiano non sui grandi temi, a parlare male di Berlusconi è bravissima ma a pagare una bolletta un po' meno e con un handicap che oggi condiziona totalmente la mia e la sua vita.

A settembre compirà 90 anni. Napoli non è una città facile e se da un lato l'umanità che c'è intorno a lei aiuta la socialità, il professore del piano di sopra che la invita a pranzo la domenica, i ragazzi del bar che le parlano e la accudiscono quando lei si fa lasciare a leggere il giornale, il fisioterapista che è diventato figlio e il senso civico e il diritto un po' meno: lo scivolo per fare i tre gradini per uscire dall'androne del palazzo lo abbiamo costruito noi, il condominio è latitante, i presidi medici che le sono necessari la asl li manda sempre della taglia sbagliata e ci è voluto una vita per averli, l'impossibilità di passare sui marciapiedi con la carrozzina se non fingendosi una macchina a tutti gli effetti.

Così fino a qualche mese fa, tutto è proceduto con una mia presenza crescente, un pendolarismo da weekend quindicinale e tutto era sotto controllo. Poi l'imprevisto ha fatto saltare il tappo, andate via ad aprile una dopo l'altra le 2 donne che l'assistevano e che erano cresciuta con la sua malattia costruendo un quotidiano a me imperscrutabile, ho vissuto la ricerca delle nuove persone come un incubo, un'esperienza che ti tira fuori il peggio.

Mediare tra le necessità reali, i caratteri di ciascuno e le difficoltà oggettive (hai bisogno, ora e non domani); mi sono sentita ricattata, in balia di altre donne spinte da motivazioni a volte difficili da comprendere e da giudicare, mi sono sentita gravata da una responsabilità che non ero preparata ad avere senza supporto alcuno e per il quale l'unica speranza a cui ti puoi appellare è la fortuna. Mi sono vista aspettare donne che non si sono mai presentate o mettere alla porta altre che era palese che se ne stavano approfittando e mi sono vista piangere difronte a quelle che dimostravano di comprendere ma per un motivo o per un altro non andavano bene.

Intorno il vuoto, nessun punto di riferimento: non esistono strutture pubbliche o private che ti aiutino, che ti danno la direzione. Diciamolo poi la badante non è una professione, è una necessità per chi lo fa e per chi ne ha bisogno. E questo falsa tutto. Saltano tutte le regole. Mi sono sentita persa e piena di quei sentimenti terribili descritti nel post della dott.ssa Lo Vetere con cui dormire la notte è difficile.
Da quel punto ho avuto la sensazione che la mia vita da anni indipendente era giunta in un vicolo cieco e senza via di fuga, sono diventata una specie di "madre" di una figlia di 90 anni e che bada bene, non ha nessuna intenzione di avere una figlia che fa la madre, in un crescendo di conflitti difficili da sostenere dentro e fuori di me. Dentro di me ho sentito "Boom" e tutto quello che avevo costruito di solido andare in pezzi, tutto da rifare!. Fuori ho la fortuna di un lavoro flessibile davvero e che per un po' posso gestire anche a distanza e tanti amici compresivi ma che non possono risolvere il problema.
Eppure so che c'è di peggio, ho pensato a tutte le storie ben più tragiche della mia e ho fatto una riflessione per la quale ho concluso che sono sicuramente più fortunata di molti oggi ma soprattutto di quelli che vivranno questa condizione tra 20 anni. Perché sia chiaro parliamo di una cosa normalissima: la vecchiaia. C'era prima e c'è adesso e ci sarà domani ma se tutte le condizioni sociali cambiano, la natura, da madre, diventa matrigna.
Avete idea di quante donne da un decennio a questa parte fanno il primo e unico figlio a 40 anni e oltre? Ma hanno idea in che situazione si andranno a trovare?
Io e mia madre siamo quelle fortunate, loro no. Io non ho figli a cui badare, mia madre ha una pensione, che le permette in parte di coprire i costi delle due persone che le sono necessarie, appartiene all'ultima generazione che ha messo soldi da parte, io ho un lavoro, una casa di proprietà. Ma una madre che oggi ha 50 e un figlio di 10 e destinato a crescere in un mondo nuovo come farà? Senza pensioni sufficienti, con le case sempre più piccole e poi di chissà quale città o nazione. Eh si perchè sogniamo figli cittadini del mondo, donne che lavorano al pari degli uomini ma se le cose restano così (senza strumenti, soluzioni condivise) si troveranno una vita a tempo, destinata a scadere con l'anzianità dei genitori e impossibili da affrontare. A che destino li stiamo condannando i ventenni di oggi e che destino aspetta noi anziani ?

Fonte: corriere.it
A cura di Mariaclara Nitti
Ho 49 anni, lavoro nel settore delle relazioni pubbliche e comunicazione, sono nata a Napoli, ho vissuto a lungo a Roma e ora vivo a Milano, praticamente l'autostrada del sole. Non ho figli, mi piace girare, viaggiare, leggo un libro ogni 15 gg sulla tratta Milano Napoli e questo è il lato positivo del pendolarismo.

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