Secondo la scienza, oltre i 105 anni non ci sono limiti d’età

23 luglio 2018
Secondo la scienza, oltre i 105 anni non ci sono limiti d’età

Esiste un limite per la vita di un essere umano, al di là dei “più vecchi” del mondo?

Sì e no: uno studio pubblicato recentemente su Science dichiara i 105 come età di passaggio tra un rischio mortalità in costante aumento e una probabilità che resta invariata di lì a seguire.

Dunque, chiarito che l’elisir di lunga vita continua a non esistere e che genetica insieme a stili di vita fanno la differenza, compiuti 105 anni non è possibile stabilire un limite all’esistenza umana.

Lo studio ha preso in esame le statistiche riguardanti circa 4000 centenari italiani di età compresa tra i 105 e i 110 anni ed è stato condotto dall’Università La Sapienza di Roma in collaborazione con l’Istat, insieme alle università Roma Tre, Southern Denmark e Berkeley.

 

I dati, raccolti tra il 2009 e il 2015, sono stati utilizzati per stabilire l’andamento del rischio mortalità tra i soggetti oltre i 105 anni.

Nell’intervista rilasciata all’ANSA, la coordinatrice della ricerca Elisabetta Barbi, ha spiegato «che il rischio di morte accelera esponenzialmente con l’età fino a 80 anni, per poi decelerare progressivamente fino a raggiungere un plateau e a rimanere costante, o quasi, dopo i 105 anni. Quindi, se esiste un limite biologico alla vita umana, questo non è ancora diventato visibile o non è stato raggiunto».

 

L’ipotesi che l’aspettativa di vita sia da sempre in leggero ma costante aumento è oggetto di studio da molto tempo. Basti pensare al divario di aspettativa di vita tra oggi e l’inizio del secolo scorso: da 55 a 82 anni. E se altri studi parlano di 115 e 125 anni come età “limite” del genere umano, questa ricerca arriva proprio a riaprire il dibattito su un quesito che di risposte precise continua a non averne: dopo i 105, infatti, siamo “a tempo indeterminato”.

 

La stessa ricerca guidata dall’Università La Sapienza di Roma evidenzia come dal prossimo futuro dobbiamo aspettarci comunque un aumento di questa età di demarcazione, considerata la leggera diminuzione della mortalità delle nuove generazioni e il fattuale aumento del numero di ultracentenari.

Una tendenza, questa, che è stata osservata anche in altre specie animali come vermi e insetti, portando a chiedersi: esiste forse una spiegazione comune legata alle dinamiche evolutive?

In ogni caso, se fino ad oggi il dibattito sulle “curve di mortalità” e il loro andamento fosse molto acceso, queste ricerche finiscono per chiarire quale sia la vera tendenza: conclude Barbi che «la scoperta di questa soglia non solo dà una risposta chiara e certa sulle curve di mortalità, ma è cruciale per la comprensione dei meccanismi alla base della longevità umana, e gli sviluppi futuri delle teorie sull’invecchiamento».

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