Ricchezza e demenza: quando i fattori socioeconomici fanno la differenza

7 settembre 2018
Ricchezza e demenza: quando i fattori socioeconomici fanno la differenza

Sviluppo della demenza: secondo molti un caso. O comunque, un’eventualità legata a fattori genetici e agli stili di vita. Secondo un recente studio britannico, non solo. Pare infatti che le fasce di popolazione più povera siano particolarmente predisposte a contrarre questo tipo di patologie, mentre il livello di istruzione, sorprendentemente, non avrebbe un ruolo preciso nel loro sviluppo.
Lo dimostrerebbe una ricerca pubblicata sul “JAMA Psychiatrics”, che per 12 anni ha monitorato lo stato di salute e invecchiamento di 6220 persone, metà uomini e metà donne, di età superiore o pari ai 65 anni. Se per il 7,4% del campione è stata diagnosticata la demenza (nello specifico, per 463 persone), è emerso che l’incidenza nel quintile di reddito più basso (ossia sotto le 700 sterline mensili) era pari a 1,68 volte rispetto alle altre fasce.

Il risultato, indipendente da livello di istruzione e indicatori di salute, è particolarmente significativo perché si concentra, appunto, sul solo status socio economico della popolazione, sia in via individuale, sia collettiva, e prende in considerazione informazioni sul reddito decisamente più dettagliate rispetto a studi simili che si basano su dati pubblici e raccolti in forma aggregata.

E l’istruzione? Anche se non si tratta del primo fattore di rischio per la demenza, come già accennato, riveste ugualmente un ruolo fondamentale se pensato come causa e indicatore del livello di reddito. Ad esempio, le esperienze della prima infanzia dipendono per molti aspetti dallo status familiare. Inoltre, le risorse economiche determinano fortemente le prospettive di lavoro e ricchezza futura. Infine, hanno ricadute fondamentali sulla vita adulta, in termini di esposizione professionale, complessità della mansione, stress lavorativo e ambiente sociale.

Allo stesso tempo, altri studi mostrerebbero il contributo “protettivo” dell’istruzione nei confronti delle demenze, dato che offrirebbe importanti meccanismi compensativi e porterebbe allo sviluppo di una migliore rete neurale. Così come a un suo abbassamento è già stato associato un maggiore rischio di incidenza e morte correlata a queste patologie. Ma il ruolo dell’istruzione risulta vincolato ad altre variabili, come periodo di studio o contesto culturale e sociale, rendendolo un fattore non di primissimo piano tra quelli che determinano il contrarre o meno di una o più forme di demenza.

Dunque, perché sarebbe proprio lo status socio-economico ad avere un ruolo tanto importante per la nostra salute? La ragione è semplice: maggiori risorse, normalmente implicano la partecipazione ad attività più stimolanti e risorse culturali, come teatro cinema e lettura, al netto del livello di istruzione, oltre a una maggiore alfabetizzazione digitale, già associata a un minor rischio di demenza. In più, ad alti livelli di povertà di solito corrispondono un maggior rischio di depressione e un peggior stile di vita, con un aumento del rischio di contrarre ictus e malattie cardiovascolari, già associati alle demenze.

A cura di: Redazione interna Italiassistenza spa
Autore: Emmanuela Lillo, Gestione Rete Privatassistenza
Fonte: https://www.agoravox.it/Demenza-gli-indicatori.html
E-mail: info@privatassistenza.it
Pubblicata: 10 settembre 2018.
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