Perché gli anziani si distraggono di più?

9 luglio 2018
Perché gli anziani si distraggono di più?

Forti emozioni e stress attivano nel nostro corpo una maggiore capacità di concentrazione e reattività. La causa risiede nella norepinefrina, sostanza prodotta nel tronco encefalico, dalla tipica colorazione azzurra, da cui la denominazione in latino di locus coerulus (ceruleo). Questo ormone, nel nostro corpo, implica aumento della sudorazione e della pressione arteriosa, dilatazione delle pupille e aumento del battito cardiaco.

Ecco come il nostro corpo risponde agli stimoli sensoriali: sì a una maggiore attenzione, ma selettiva rispetto agli aspetti da noi ritenuti più importanti. Lo scoppio di una bomba o il pianto di una persona, normalmente, rappresentano situazioni tipiche in cui la norepinefrina entra in gioco nel nostro organismo, amplificando la risposta dei neuroni più eccitati e sopprimendo al contempo quelli meno attivi.

Il risultato è quello di prestare attenzione solo a ciò che riteniamo di determinante importanza. Negli anni, però, la situazione cambia. A causa di un funzionamento cerebrale meno efficiente, in condizioni di stress, l’attività dei neuroni non risulta soppressa. Ecco quindi che viene meno la differenziazione tra informazioni rilevanti e irrilevanti, provocando di fatto il fenomeno della distrazione.

Lo dimostrerebbe, infatti, uno studio condotto nell’Università della California del Sud, pubblicato su “Nature Human Behaviour”. La ricerca ha coinvolto 28 giovani adulti e 24 anziani, suddivisi in due gruppi, di cui sono stati registrati i segnali di eccitazione fisiologica, come le dimensioni della pupilla, e l’attività neuronale con Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), in seguito all’esposizione a coppie di fotografie rappresentanti un’immagine e un oggetto, con differente grado di nitidezza. I soggetti, quindi, erano chiamati a indicare quale delle due fosse più evidente. Osservare una fotografia contenente un luogo o una scena porta all’attivazione dell’area paraippocampale (PPA). Questa zona svolge un ruolo fondamentale nel riconoscimento dei luoghi e della rete fronto-parietale dei neuroni, dove vengono di norma selezionate le informazioni più importanti.

Così da simulare delle condizioni di stress, ai soggetti venne comunicato che, attraverso un campanello, sarebbero stati avvisati della possibilità di ricevere una scossa elettrica dopo l’osservazione delle immagini. Ed effettivamente, in presenza del suono, il livello di concentrazione aumentava, manifestato da maggiore dilatazione delle pupille e sudorazione. Risultati simili per tutti i gruppi di pazienti, con una differenza: se tutti si sono “attivati” in presenza del suono del campanello, il gruppo di anziani registrava un’attività similare sia di fronte a immagini nitide, sia poco nitide, a differenza del gruppo giovane dove è stata osservata una “selezione” in termini di attenzione.

I giovani, secondo i ricercatori, sono naturalmente più selettivi in merito alle informazioni “degne” della loro attenzione e quelle che, più o meno consciamente, sono ritenute irrilevanti. Il loro cervello, infatti, tende ad amplificare gli stimoli importanti. Inoltre, un precedente studio condotto dalla Mather, ha messo in evidenza una modificazione del locus coerulus e del suo funzionamento durante il processo di invecchiamento, così come nella malattia di Alzheimer. Scoperta che apre nuovi orizzonti nell’ambito della diagnostica della patologia: “i primi segni”, riporta la ricercatrice responsabile dello studio, “sono evidenti nel locus coeruleus nella maggior parte delle persone all’età di 30 anni”. “Per questo è fondamentale capire meglio come cambia la funzione del locus coeruleus con l’invecchiamento”. Dunque, questi recenti risultati, appaiono di fondamentale importanza anche per la ricerca della causa del morbo di Alzheimer e possibili cure.

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