Isolamento e malattia, essere anziani in Italia

16 ottobre 2019
Isolamento e malattia, essere anziani in Italia

Isolamento e malattia, essere anziani in Italia
Le prospettive di vita aumentano
È ufficiale, si è anziani non prima dei 75 anni, come dichiarato nell’ultima documentazione della Società di Gerontologia e Geriatria. La ragione è evidente: si è passati da un’aspettativa di vita di 63 anni negli anni ’90, agli 83 di oggi. Di 20 anni guadagnati, però, solo 10 sono vissuti nel pieno delle funzioni fisiche e, in particolare, superati i 75 anni ben l’80% delle persone si trova a fare i conti con una patologia cronica. Il 7% della popolazione è già a quota over 80 e, considerate le pensioni (in media 1.018 € mensili al Nord, 709€ al Sud), non è sempre in grado di fare fronte ai costi per l’assistenza medica.

Se questi dati già di per sé preoccupano, occorre tenere in considerazione anche gli ultimi aggiornamenti ISTAT, che riferiscono uno squilibrio importante per l’anno 2045: a fronte di 20 milioni di over 65 ci saranno solo 14 milioni di under 25. Chi farà fronte a questo divario?

In generale, abbiamo a che fare con un numero crescente di persone in vita sempre più a lungo, ma affette da malattie croniche o invalidanti e non capaci di provvedere a sé stesse, né fisicamente, né economicamente.

Come prendersi cura di un anziano

Ospedalizzazione, emergenza e patologia acuta sono le attuali priorità del nostro sistema sanitario. Poca cura in senso stretto, molta attenzione alle prestazioni, quando la situazione è già critica e i costi, inevitabilmente, si fanno più alti, per tutti.

Secondo il dottor Vergani, «ci vuole assistenza continuativa, serve una visione generale delle sue condizioni, e qui giocano un ruolo fondamentale i medici di famiglia. Però è evidente che la nostra assistenza sanitaria non è ancora organizzata per tutto questo».

E poi entra in gioco anche il tema della serenità: la paura più grossa di un anziano è quella di rimanere da solo senza aver nessuno con cui parlare, con conseguente isolamento e depressione. Sintetizzando con una citazione di Arrigo Levi: «La condizione della vecchiaia è più sociale che fisica».

La solitudine è un rischio

«Dove non ci sono problemi economici o di salute grave, non essere inseriti in una rete sociale, non interagire e vivere isolati peggiora notevolmente la vita quotidiana, crea sconforto, dolore e certo non aiuta nel prendersi cura di sé» cita la dottoressa Molinar.

Oltre al fattore di rischio legato all’essere lasciati soli in condizioni potenzialmente pericolose dal punto di vista pratico, un grosso peso ha anche il senso di inutilità e di una vita che è ormai giunta al termine.

Su questo punto, geriatri, psicologi e studiosi sono tutti d’accordo: per quel 30% di anziani che vivono completamente soli, i rischi sono tanti.

Vivere la longevità in salute

Con il 90% degli over 65 che si trovano ad assumere farmaci quotidianamente, quali soluzioni abbiamo a disposizione?

Secondo il dottor Berrino, farebbe già tanto lavorare sullo stile di vita. Perché l’obiettivo non è la longevità in sé, ma la longevità in salute, che significa maggiore autonomia e serenità, oltre a minori difficoltà per le famiglie.

Ma l’impegno non dovrà riguardare solo il singolo e il proprio senso di responsabilità nel preservare la propria salute: essendo l’Italia il secondo Paese più vecchio del mondo dopo il Giappone, la riflessione deve iniziare a coinvolgere le istituzioni a tutti i livelli.

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