Badanti, colf e baby-sitter, cosa richiede il nuovo codice deontologico

5 maggio 2020
Badanti, colf e baby-sitter, cosa richiede il nuovo codice deontologico

I lavoratori domestici sono stati negli scorsi mesi al centro di alcune importanti innovazioni. Oltre all’introduzione del “patentino” di colf, badanti e baby-sitter, volto a qualificare questi professionisti riconoscendone le competenze e a contrastare il fenomeno del lavoro irregolare, è stato previsto e stilato anche il “codice deontologico di comportamento” che, come avviene in tante altre professioni, definisce per la categoria delle specifiche norme da rispettare. Anche in questo caso l’obiettivo principale è qualificare ulteriormente il lavoro di badanti, colf e baby-sitter e uniformare il loro comportamento. Infatti, come riporta Assindatcolf, il sindacato dei lavoratori domestici, il fatto che una grandissima parte del lavoro domestico non sia contrattualizzato secondo i termini di legge, implica una mancanza di tutele non solo per il lavoratore, ma anche per il datore di lavoro domestico, il quale non ha alcun tipo di garanzia sul dipendente che sta assumendo per prendersi cura di un proprio familiare ammalato, anziano, minore o con qualche tipo di disabilità.

La normativa

La legge che riguarda il codice deontologico è la Norma Tecnica Uni 11766:2019, entrata in vigore il dicembre scorso. Questa, oltre a stabilire che i lavoratori domestici, per comprovare il possesso di determinati requisiti minimi, debbano conseguire una patente di qualità, contiene anche il codice deontologico che individua una serie di norme da rispettare tutt’altro che scontate e superflue.

Vediamo di seguito i punti salienti del codice:

  • A badanti, colf e baby-sitter viene chiesto di adottare un linguaggio adeguato, educato, non aggressivo, né autoritario;
  • I collaboratori domestici sono tenuti al rispetto della privacy dei datori di lavoro;
  • Nel caso in cui badanti o babysitter assistano anziani o minori, sono tenuti a non divulgare informazioni sensibili cui vengono a conoscenza durante lo svolgimento del loro lavoro;
  • È vietato percuotere o aggredire i membri della famiglia presso cui si lavora (fatta eccezione per situazioni in cui il lavoratore si trovi nella condizione di doversi difendere);
  • Alle baby-sitter si richiede di attenersi alle indicazioni educative fornite dai genitori per i propri bambini (ad esempio, rispettando i limiti riguardanti l’utilizzo di videogiochi, o la visione di programmi in televisione). Lo stesso principio è adottato anche per le regole che riguardano la gestione e l’organizzazione della casa;
  • Il lavoratore non deve millantare competenze che non possiede realmente. Pertanto, deve astenersi dallo svolgere compiti, seppur su richiesta del datore di lavoro, che non è in grado di portare a termine, per mancanza di capacità e conoscenze.

Come detto, il codice rappresenta un’assoluta novità per il comparto. Fino ad ora, infatti, ci si rifaceva in maniera generica alle norme contenute dell’articolo 2104 del Codice Civile.

Con questa norma si colma così un vuoto normativo e, allo stesso tempo, si continua il percorso mirato al riconoscimento delle competenze dei lavoratori. Questo favorirà da una parte i lavoratori qualificati, che potranno avvantaggiarsi su chi non lo è, e dall’altra i datori di lavoro, che potranno scegliere con maggiore consapevolezza il dipendente da assumere.

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