Un “vaccino” per il diabete: le nuove frontiere della ricerca.

13 novembre 2017 Salute e prevenzione
Un “vaccino” per il diabete: le nuove frontiere della ricerca.

Il diabete è ormai uno dei mali più diffusi in occidente. È forse per questa ragione che si cerca di vincerlo in tutti i modi possibili; a tale scopo si moltiplicano le sperimentazioni di farmaci e i rimedi per contrastare questa malattia metabolica.

Il diabete
Ma in cosa consiste esattamente il diabete? Si tratta di una ridotta disponibilità di insulina nell’organismo che, essendo l’ormone responsabile del controllo di glucosio nel sangue, finisce per far innalzare i livelli di glicemia.

La comunità scientifica individua tre tipologie di diabete:

  • tipo 1: la causa di fondo che fa insorgere questo tipo di diabete è un malfunzionamento del sistema immunitario il quale riconosce come estranee le cellule che producono insulina nel pancreas. È quello più diffuso;
  • tipo 2: vi rientrano le forme di diabete dovute a un deficit della produzione di insulina, alla resistenza dei tessuti all’azione dell’insulina o ad entrambe queste cause;
  • gestazionale: si tratta di forme di diabete secondarie allo stato di gravidanza, solitamente transitorie.

L’intuizione degli scienziati
Il diabete di tipo 1 si genera perché nel sistema immunitario si innesca un vero e proprio cortocircuito. Le cellule che producono l’insulina, situate all’interno del pancreas, vengono scambiate per delle minacce e quindi neutralizzate.

Il meccanismo è lo stesso che si innesca con le allergie. Anche in queste situazioni il sistema immunitario deraglia attaccando proteine in realtà innocue.

Ecco allora l’intuizione dei ricercatori: trattare con l’immunoterapia il diabete di tipo 1, allo stesso modo in cui si curano le allergie.

Lo studio preliminare
La ricerca che illustreremo tra qualche istante prende a sua volta spunto da un precedente studio pilota che ha aperto la strada all’uso dell’immunoterapia per il diabete.

In questa ricerca preliminare si è somministrata una proteina contro la quale il sistema immunitario si scaglia ingiustificatamente al fine di insegnare agli anticorpi a tollerarla. A sei mesi di distanza si è notato che nei pazienti diabetici si era ridotto il livello di emoglobina glicata (che indica l’andamento medio della glicemia nell’arco degli ultimi due/tre mesi) e persino la necessità di iniettarsi insulina era diminuita, segnale che l’organismo ne produceva una parte naturalmente.

La ricerca
La nuova sperimentazione è nata con l’esigenza di far fronte alla mancanza di un gruppo di controllo nello studio precedente. Il gruppo di controllo altro non è che un insieme di partecipanti ai quali non viene effettuato nessun trattamento medico e i cui parametri sono particolarmente utili per fare dei confronti con coloro che effettuano la sperimentazione.

Mark Peakman, coordinatore dei lavori, dichiara che lo scopo dell’immunoterapia è cercare di proteggere quel 15-20% di cellule beta presenti nel pancreas al momento della diagnosi del diabete di tipo 1, nonché responsabili della produzione di insulina.

Per sei mesi ad un gruppo di pazienti è stata somministrata, per mezzo di iniezioni sottocutanee, una piccola proteina (ogni due o quattro settimane). Nel tempo questi soggetti o hanno mantenuto costanti i dosaggi di insulina o li hanno diminuiti, contrariamente a quelli non trattati che hanno dovuto aumentarli.

Gli sviluppi
I risultati ottenuti sono a dir poco incoraggianti. Riuscire a trattare con l’immunoterapia questa patologia significherebbe avere tra le mani una sorta di vaccino capace di preservare dall’attacco immunitario le cellule produttrici di insulina.

La strada da percorrere è ancora molto lunga. Servono, infatti, altri test su numeri più ampi di pazienti visto e considerato che l’avanzamento della malattia è diverso da persona a persona e il rimedio immunoterapeutico potrebbe non funzionare su tutti.  

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