Residenze per anziani: Rsa, Ra, Case di Riposo e tante altre sigle, ma per quale tipo di assistenza?

4 gennaio 2016 Attualità
Residenze per anziani: Rsa, Ra, Case di Riposo e tante altre sigle, ma per quale tipo di assistenza?

Con il progressivo invecchiamento della popolazione sono sempre di più le persone che hanno bisogno di cure sanitarie, ma anche di assistenza socio-assistenziale, perché non sono in grado di svolgere atti necessari alla vita quotidiana come lavarsi, vestirsi, fare la spesa o mangiare da soli, a causa dell’età, di disabilità, di malattie cronico-degenerative. In questi casi se non è possibile essere assistiti a casa, il Servizio sanitario prevede la possibilità di ospitarle, per un periodo temporaneo o a lungo termine, in strutture residenziali diverse dagli ospedali, in genere denominate Rsa-Residenze sanitarie assistenziali

Come si articola l’offerta
L’assistenza socio-sanitaria residenziale è inserita nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza da garantire a tutti i cittadini (Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001). Ma come si articola l’offerta di assistenza residenziale? E, soprattutto, risponde davvero alle necessità della popolazione? «I dati sono frammentati, difficili da paragonare, e non consentono di valutare l’efficacia e l’efficienza del livello assistenziale», esordisce Giorgia Pastorelli, autrice del capitolo sull’assistenza residenziale all’interno del “Rapporto Sanità 2015”, curato dal CREA (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università Tor Vergata di Roma, presentato il 29 ottobre 2015. Una ricognizione è stata fornita dall’Istat con l’indagine sui “Presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari” del dicembre 2014, che ha rilevato le “unità di servizio” presenti nelle strutture residenziali nel 2012. «I presidi - spiega infatti Alessandro Solipaca, ricercatore dell’Istituto nazionale di statistica - possono accogliere diverse tipologie di persone: per esempio, ospitano in un piano anziani e in un altro minori. Abbiamo censito quasi 8 mila unità di servizio, che sono risultate prevalentemente per anziani, autosufficienti e non, con l’81% dei posti disponibili; gli altri sono risultati dedicati a persone con disabilità (9%), con problemi di salute mentale (6%), a minori, tossicodipendenti, adulti con disagio sociale, immigrati». «Dal Rapporto CREA, comunque, emerge che in tutto il settore c’è una progressiva “privatizzazione” - anticipa Pastorelli -. Le strutture private accreditate (già numerose) sono quasi raddoppiate dal 2002 al 2012, mentre quelle pubbliche sono cresciute solo di un 50%».

Disparità tra regioni.
Altro dato certo, il solito divario tra Nord e Sud: secondo l’Istat, nel Settentrione la disponibilità di posti letto a carattere socio-sanitario è di 8 ogni 1.000 residenti, nel Meridione è di meno di 2. «In alcune Regioni, soprattutto del Nord, si è sviluppata una rete di strutture con un sistema misto pubblico-privato, a volte integrato tra sanitario e sociale - commenta il presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria, Nicola Ferrara -. Al Sud è prevalsa la logica cash for care: è soprattutto la famiglia a gestire la non autosufficienza avvalendosi di contributi economici, come, per esempio, indennità di accompagnamento o pensione di invalidità civile». L’offerta residenziale, quindi, cambia da una Regione all’altra, persino nei nomi. «Strutture che danno gli stessi servizi hanno denominazioni diverse, e non sempre alla medesima “sigla” corrisponde la stessa prestazione residenziale. Così, la denominazione più diffusa, Rsa, ha significati diversi» spiega Carlos Chiatti, uno degli autori del 4° Rapporto sulla non autosufficienza, promosso dall’Inrca - Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani, in collaborazione con il Network sulla Non Autosufficienza.

Varia molto la percentuale della retta a carico dell’assistito.
«Anche i criteri di accreditamento delle strutture cambiano da una Regione all’altra: in alcune il processo è molto chiaro, preciso e con controlli anche rigorosi, in altre è più blando - aggiunge Giovanni Lamura, responsabile del Centro di ricerche socio-economiche sull’invecchiamento dell’Inrca -. E varia molto la percentuale della retta “alberghiera” a carico dell’assistito: può dipendere dal reddito o dall’intensità dell’assistenza richiesta; può decorrere dal primo giorno di ricovero come accade nella maggior parte delle Regioni, o dopo i primi 30 giorni e perfino dopo i primi due mesi, come accade in altre». Insomma, alle famiglie tocca districarsi tra criteri organizzativi disparati. Per esempio, l’offerta può essere articolata per intensità assistenziale, o distinguere tra ricoveri temporanei e permanenti o, ancora, per la presenza o meno di nuclei specifici per persone con demenza. «Le procedure stesse per accedere a una Rsa non sono uniformi - afferma Angelo Del Favero, presidente di Federsanità-ANCI (Ass. Naz. Comuni Italiani) -. Al Sud la ricerca del posto letto è più complessa e spesso è il cittadino che deve trovarselo». Infine, bisogna aspettare. Da un’indagine dell’Auser, associazione per il volontariato tra gli anziani, svolta tra il 2007 e il 2012, risulta che, secondo i responsabili di Rsa intervistati, i tempi d’attesa oscillano in media dai 90 ai 180 giorni. «Nella maggior parte dei casi le liste di attesa sono gestite dalla struttura e a volte si accede anche per via informale», fa notare Carlos Chiatti.

 

Residenze anziani: il vademecum per scegliere la struttura giusta

In base a quali criteri scegliere la residenza per anziani? L’associazione Auser (Associazione per l’invecchiamento attivo) ha stilato un decalogo «di buon senso» che può aiutare nella prima valutazione di una struttura.

  • Primo: verificate che la struttura abbia le autorizzazioni per l’attività socio-sanitaria.
  • Secondo: controllate che la residenza sia inserita negli specifici elenchi regionali o comunali.
  • Terzo: esigete la Carta dei Servizi (elenca le prestazioni previste, i servizi offerti, quanto e che cosa si paga).
  • Quarto: assicuratevi che l’anziano sia valutato dai medici della residenza.
  • Quinto: accertate che sia predisposto un piano di assistenza individuale (PAI).
  • Sesto: verificate la tipologia di figure professionali medico-infermieristiche presenti.
  • Settimo: controllate che il servizio di mensa fornisca pasti adeguati agli anziani.
  • Ottavo: preferite una struttura non troppo lontana dall’abitazione dell’anziano.
  • Nono: visitate di persona la residenza, chiedendo di vedere i vari ambienti.
  • Decimo: parlate con i responsabili e con gli ospiti.

Fonte: corriere.it

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