L’Ictus prima, durante e dopo: come riconoscerlo, prevenirlo e curarlo.

30 gennaio 2017 Salute e prevenzione
L’Ictus prima, durante e dopo: come riconoscerlo, prevenirlo e curarlo.

Una delle maggiori cause di morte o di grave disabilità è rappresentata dall’ictus. È quindi di fondamentale importanza conoscere le sue diverse varianti, quale sia il processo di riabilitazione e, in particolare, quali siano le misure preventive da osservare per limitare le possibilità che ci colpisca. Partiamo dalle definizioni: cos’è un ictus o infarto cerebrale? Si tratta di una perdita transitoria o permanente di alcune funzioni del cervello causata dalla riduzione del flusso sanguigno o dalla rottura di un vaso. Ne esistono diverse tipologie, con cause e livelli di gravità sostanzialmente differenti:

  • Attacco ischemico transitorio (TIA): è la tipologia considerata meno grave. È in genere di breve durata, con sintomi reversibili nell’arco di 24 ore, ragion per cui viene anche chiamato ‘ictus benigno’.
  • Ictus emorragico: dovuto alla rottura o alla perdita di sangue di un vaso, determina la conseguente emorragia cerebrale. 
  • Ictus ischemico: è provocato all’ostruzione di un vaso sanguigno a causa di un embolo o di un trombo. È l’ictus più pericoloso e anche il più frequente (costituisce circa il 90% dei casi), con un tasso di mortalità piuttosto alto.

I sintomi da considerare come campanelli d’allarme sono diversi, solitamente lateralizzati e in forma combinata: paralisi o intorpidimento della faccia o degli arti, difficoltà a deambulare con perdita di equilibrio e coordinazione, difficoltà nel linguaggio e nella comprensione, perdita del campo visivo o visione sdoppiata, forte mal di testa accompagnato spesso da vomito e nausea, perdita di coscienza

I segnali da non sottovalutare

Il riconoscimento tempestivo dei segni dell’ictus cerebrale è fondamentale, al fine di predisporre il trattamento prima possibile. La somministrazione della terapia entro 4,5 ore dall’esordio dei sintomi infatti, permette di contenere i danni e ridurre l’eventuale disabilità.

I sintomi possono variare da persona a persona, anche in base alla zona del cervello coinvolta, e possono non essere immediatamente riconoscibili. È bene però prestare attenzione ai seguenti segnali e in loro presenza contattare subito i numeri di pronto intervento:

  • Impossibilità o difficoltà a muovere un braccio, una gamba o entrambi gli arti di uno stesso lato del corpo.
  • Bocca storta.
  • Sensazione di “non sentire più” o di “sentire meno” un braccio, una gamba o entrambi gli arti di uno stesso lato del corpo.
  • Difficoltà a vedere bene metà o parte di un oggetto.
  • Mancanza di coordinazione nei movimenti.
  • Incapacità a mantenere l’equilibrio.
  • Problemi nel linguaggio: sia nell’articolazione delle parole, sia nel comprendere quanto detto dagli altri o nel reperire i vocaboli corretti.
  • Violenta cefalea, diversa dal solito.

Questi sintomi possono comparire per alcuni minuti e poi risolversi spontaneamente, motivo per cui spesso vengono sottovalutati. Si parla in questi casi di attacco ischemico transitorio (TIA), un fenomeno che spesso è un vero e proprio campanello d’allarme per l’ictus e dunque merita un approfondimento specialistico.

Purtroppo, nelle forme più gravi, l’insorgere dell’ictus determina lesioni irreversibili al tessuto nervoso, con la permanenza di segni tangibili della malattia. I danni più frequenti sono a livello motorio, insieme a disfagia, difficoltà nell’espressione facciale, impedimento nell’articolazione delle parole e problemi a livello cognitivo.

La terapia e la riabilitazione successiva alla malattia sono processi lunghi e complessi. A livello farmacologico, gli anti-trombotici e gli anti-aggreganti, come l’aspirina, sono i medicinali prescritti solitamente in fase acuta e servono a prevenire la formazione di ulteriori trombi e a diluire il sangue. A livello riabilitativo, la priorità è quella di far recuperare al paziente le funzioni motorie e le capacità cognitive attraverso attività costanti di fisioterapia, logopedia e terapia occupazionale.

Le possibilità di intervento dopo il manifestarsi della malattia sono ovviamente limitate ed è quindi di fondamentale importanza ricordare che il rischio di ictus può essere contenuto attraverso la prevenzione. Valgono gli stessi principi utili a limitare il rischio di infarto cardiaco e quindi un’alimentazione sana e uno stile di vita equilibrato. Consigliabile praticare una modesta attività fisica, almeno 3 volte a settimana, per tenere sotto controllo il rischio obesità ed eliminare del tutto il fumo. Inoltre, è importante effettuare un controllo regolare dei livelli di pressione arteriosa con checkup completi per verificare la presenza di aritmie o eventuali occlusioni.

Privatassistenza offre un supporto completo alle persone colpite da ictus e alle loro famiglie: assistenza domiciliare e ospedaliera 24 ore su 24, 7 giorni su 7, servizi infermieristici (cicli di iniezioni, flebo, medicazioni semplici e complesse, cateterismi vescicali, somministrazioni, misurazioni parametri vitali, nutrizione enterale e parenterale, controllo tracheotomie, assistenza in lesioni da pressione come piaghe da decubito), interventi di fisioterapia a domicilio, come riabilitazione (Neuromotoria, ortopedica, post chirurgica) e rieducazione posturale, logopedista a domicilio e ausili assistenziali.

Contatta il Centro Privatassistenza più vicino a te.

Leggi Anche: Ictus cerebrale, Aprile è il mese della prevenzione

Ultimi articoli del Blog


Truffe ai danni degli anziani: le più diffuse e come difendersi

Il fenomeno delle truffe a danni di anziani e persone fragili è sempre più in crescita, e le modalità attraverso cui queste persone vengono colpite sono decisamente variegate. Vediamo quali sono e come proteggersi da tali attacchi.

Cos’è la domotica assistenziale e come aiuta disabili e anziani

La domotica assistenziale aiuta disabili e anziani, attraverso la tecnologia, a raggiungere maggiore autonomia e a vivere in sicurezza

Disturbi uditivi e terza età: un problema da non sottovalutare

Affrontare e gestire i disturbi uditivi, soprattutto negli anziani, è fondamentale per preservare questo senso importante per le relazioni sociali