La terza età e il disadattamento sociale

23 marzo 2020 Attualità
La terza età e il disadattamento sociale

Spesso le persone in terza età non si sentono all’altezza degli standard di benessere fisico e mentale imposti dalla società, che vedono in giovani scattanti, prestanti e brillanti il prototipo ideale di salute psicofisica. Questo, per una larga fetta di pensionati, rappresenta uno scoglio, un’imposizione che li fa sentire inadeguati ai tempi moderni e che li rende incapaci di vivere a pieno le esperienze che la vita ha ancora da offrire loro. Il non rientrare in questo modello, infatti, li porta a chiudersi in loro stessi, rifiutando attività fisiche e mentali perfettamente praticabili.

In quest’ottica è importante affermare con forza le potenzialità, spesso inespresse, della terza età, e rimarcare quanto non ci si debba vergognare, né tantomeno sentire, inadeguati per la propria età. Al contrario, è possibile vivere la propria vecchiaia a pieno, sfruttando le opportunità che questa ci offre.

La pensione e il tempo svuotato di senso

Per la maggior parte degli anni lavorativi si agogna il fatidico momento della pensione, per riappropriarsi del proprio tempo e dei propri spazi; ma gli anni di lavoro, la posizione assunta all’interno del contesto lavorativo e, di conseguenza, della società, spesso finisco con l’identificarci totalmente. Perciò, quando proprio quell’aspetto della nostra vita viene meno, in molti casi si determina una perdita di senso, un’incapacità di riconoscere il proprio ruolo nella società. Il tempo libero diventa un peso, un’angoscia durante la quale è molto facile lasciarsi andare, favorendo così l’isolamento sociale.   

Per provare a risolvere questo problema di disadattamento sociale entrano quindi in gioco iniziative sociali di vario tipo, in grado di riattivare l’anziano e farlo sentire nuovamente parte della collettività.

La socialità come cura alla privazione di senso  

Nel corso degli anni sono state portate avanti iniziative di varia natura, per valutarne l’impatto sulla vita e sulla psiche di persone anziane. Ci sono stati molti risultati positivi che hanno identificato diversi spazi d’intervento, come quello ricreativo e culturale. Queste attività tengono impegnato l’anziano, gli permettono di fare nuove conoscenze, mettersi alla prova e svagarsi. In particolare:

  • Le iniziative culturali favoriscono la crescita personale degli individui, stimolando attenzione, interesse e memoria
  • Le iniziative creative permettono all’anziano di esprimere tutto sé stesso, le proprie capacità e abilità, spesso rimaste inespresse per anni.

Le iniziative culturali

Lo stimolo alla conoscenza sopperisce ai problemi relativi alla diminuita elasticità mentale e, con i giusti ritmi, anche le persone in età avanzata riescono ad acquisire nuove competenze.

Per questo motivo, lo studio è un ottimo punto di partenza, non solo per mantenere allenato il cervello, ma anche per ritrovare il desiderio di apprendere, dedicandosi ad attività gratificanti che permettono all’anziano di riacquistare il proprio ruolo sociale e la sicurezza necessaria per affrontare nuove sfide.

Le iniziative creative

La creatività, unita al tempo a disposizione, permettono alle persone in terza età di dedicarsi in maniera fruttuosa a diverse attività. Dal ricamo all’uncinetto, alla cura del giardino, passando per la pittura, sono davvero innumerevoli i modi in cui l’estro si può esprimere, permettendo all’anziano di concretizzare le proprie inclinazioni senza timore alcuno. Ad avvalorare questa tesi c’è l’esempio dato da diversi artisti del passato, da D’Annunzio a Ungaretti, da Balla a Fattori o Picasso, che proprio in età avanzata hanno raggiunto il loro culmine creativo, producendo capolavori in grado di svelare l’affinamento dei propri mezzi espressivi.  

È quindi bene affermare ancora una volta quanto, raggiunta l’età del pensionamento, sia fondamentale non isolarsi e sfruttare al massimo tutte le occasioni di socialità, gli eventi culturali, e le attività creative in grado di stimolare l’immaginazione e le potenzialità di ognuno di noi. Solo in questo modo non si perde la fiducia nei propri mezzi, si combatte realmente l’isolamento sociale e si dà valore al proprio io, rompendo una routine altrimenti senza speranza.

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