Apnee ostruttive del sonno: come si manifesta e si tratta questo disturbo?

8 giugno 2022 Salute e prevenzione
apnee ostruttive del sonno

Le apnee ostruttive del sonno sono un disturbo molto diffuso. Si manifestano con interruzioni della respirazione che compromettono la qualità del riposo e rappresentano un fattore di rischio per molte malattie, soprattutto cardiovascolari e metaboliche. Per questo motivo è importante diagnosticare tempestivamente questa problematica e intervenire con le terapie più opportune.

Scopriamo in cosa consistono le apnee ostruttive del sonno, quali sono le cause e i fattori di rischio, come riconoscerle e curarle per migliorare la salute e prevenire le complicanze.

Apnee ostruttive del sonno: cosa sono esattamente?

L'apnea ostruttiva del sonno (OSA – Obstructive Sleep Apnea) è caratterizzata da un'interruzione della respirazione dovuta alla chiusura – totale o parziale – delle vie aeree superiori mentre si dorme.

A seconda del grado di ostruzione, questa condizione può manifestarsi con:

  • apnea vera e propria, quando si verifica un blocco delle vie aeree con interruzione completa del flusso respiratorio;
  • ipopnea, che consiste in una marcata riduzione del flusso d'aria (pari ad almeno il 50% rispetto ai valori regolari);
  • RERA (Respiratory Effort Related Arousal), quando la limitazione del flusso aereo causa un progressivo aumento dello sforzo respiratorio che produce un rapido sblocco e un ritorno alla respirazione regolare.

Per poter essere classificati come patologici, questi eventi respiratori devono durare non meno di 10 secondi e non più di 3 minuti.

Di solito, chi soffre di apnee ostruttive notturne sperimenta più episodi di apnea durante il sonno. Per questo si parla di "sindrome delle apnee ostruttive del sonno", o OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome).

Dato che le apnee si combinano spesso con le ipopnee, i medici tendono a riferirsi a questa condizione anche con il termine OSAHS (Obstructive Sleep Apnea/Hypopnea Syndrome), cioè “sindrome dell’apnea e della ipoapnea notturna ostruttiva”.

Quante persone soffrono di apnee ostruttive del sonno?

L'apnea ostruttiva del sonno è un disturbo respiratorio molto comune. Può verificarsi a qualsiasi età, ma è più frequente tra i 40 e gli 80 anni, con picchi intorno ai 50-55 anni.

Ha un'incidenza maggiore tra gli uomini e, nelle donne, è più frequente dopo la menopausa.

Non sono disponibili dati precisi sulla diffusione di questa patologia a livello globale. Da una revisione della letteratura scientifica pubblicata nel 2019 su The Lancet, risulta che nel mondo oltre un miliardo di adulti tra i 30 e i 69 anni sia colpito da apnea ostruttiva del sonno da lieve a grave.

Per quanto riguarda l’Italia, come riporta un documento dell’Inail, si stima che il 27% della popolazione adulta (oltre 12 milioni di persone) soffra di OSAS moderata-grave e il 54% di OSAS lieve e medio-grave.

I sintomi dell'apnea ostruttiva del sonno

Come capire se si soffre di apnea ostruttiva del sonno? I principali segnali sono:

  • russamento sempre più forte;
  • respiro rumoroso e faticoso;
  • ripetute pause nella respirazione, interrotta dall'ansimare o dallo sbuffare.

Di solito questi sintomi non sono percepiti dalla persona stessa ma riferiti da partner, amici e familiari.

Le manifestazioni tipiche delle apnee notturne includono anche altri disturbi, sia notturni che diurni, che sono la conseguenza del sonno disturbato provocato da questa sindrome. I più comuni sono:

  • risvegli improvvisi accompagnati da sensazione di soffocamento;
  • irrequietezza e movimenti involontari di torace, addome e arti durante il sonno;
  • sudorazione notturna;
  • necessità di minzione notturna (nicturia);
  • cefalea, bocca e gola secche al mattino;
  • forte sonnolenza diurna;
  • colpi di sonno;
  • difficoltà di concentrazione e di memoria.

Apnee ostruttive del sonno: cause e fattori di rischio

Mentre si dorme, le pareti della gola tendono naturalmente a rilassarsi e a restringersi. Nella maggior parte delle persone questo processo fisiologico non causa problemi respiratori. Tuttavia, in presenza di alcuni fattori, i tessuti molli e i muscoli collassano a tal punto da arrivare a compromettere la respirazione.

Tra le condizioni che predispongono all'insorgenza delle apnee notturne ci sono:

  • obesità/sovrappeso: recenti studi mostrano che circa la metà delle persone affette da OSA è obesa e che il 40% della popolazione moderatamente sovrappeso soffre di apnee notturne. Inoltre, nei pazienti con OSA, un incremento di peso del 10% nell'arco di 4 anni aumenta il rischio di sviluppare una forma più severa di questa sindrome.
  • Sesso: la sindrome delle apnee ostruttive è più frequente negli uomini.
  • Età: l'OSAS è più comune dopo i 40 anni.
  • Dimensioni e struttura del collo: negli uomini una circonferenza del collo superiore ai 43 cm si associa a un rischio più elevato di soffrire di OSA.
  • Problemi a carico delle vie aeree: vie aeree strette, polipi nasali, tonsille e adenoidi di grandi dimensioni, setto nasale deviato possono predisporre alle apnee notturne.
  • Assunzione di bevande alcoliche o sedativi prima di andare a dormire.
  • Fumo: questa abitudine aumenta la probabilità di soffrire di apnee del sonno.
  • Menopausa: i cambiamenti ormonali che si verificano possono determinare un maggiore rilassamento dei muscoli della gola mentre si dorme.
  • Posizione supina durante il sonno: sdraiarsi a pancia in su tende a favorire il collasso delle vie respiratorie e aumenta il rischio di apnee notturne.

Le conseguenze delle apnee ostruttive del sonno

Questa sindrome ha un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. Causa, infatti, un sonno frammentato che impedisce di riposare bene e che, durante il giorno, provoca sonnolenza, calo della concentrazione e difficoltà a svolgere in modo efficiente e produttivo le normali attività quotidiane.

La chiusura totale o parziale delle vie respiratorie durante il sonno, inoltre, determina una riduzione intermittente della concentrazione di ossigeno nel sangue (ipossia) che si ripercuote su numerosi organi e apparati. Tra le principali conseguenze ci sono:

  • frequenti microrisvegli cerebrali (arousal): durante le apnee notturne, infatti, la mancanza di ossigeno spinge il cervello a uscire dal sonno profondo e a entrare in un sonno più leggero o in uno stato di vigilanza: questo meccanismo fa sì che le vie aeree possano riaprirsi e che la respirazione torni regolare.
  • Anomalie nei tessuti che rivestono la superficie interna di vene e arterie.
  • Disturbi della coagulazione e disfunzioni cardiovascolari, come variazioni della frequenza cardiaca e aumento della pressione arteriosa.

Queste alterazioni espongono l'organismo a molte patologie correlate alle apnee, vediamo quali.

Apnee notturne e disturbi cardiovascolari

L'OSAS si lega soprattutto ad un aumentato rischio cardiovascolare ed è spesso associata a diverse malattie, come:

  • ipertensione;
  • ictus;
  • attacco cardiaco;
  • insufficienza cardiaca congestizia;
  • malattia coronarica;
  • aritmie.

Dai dati risulta che pazienti con forme severe di apnee notturne hanno una probabilità 3 volte maggiore di andare incontro a un evento cardiovascolare.

Apnee notturne e rischio di diabete e tumori

I pericoli non riguardano solo il cuore: questa sindrome è anche correlata a un più marcato rischio di malattie metaboliche, come diabete di tipo 2 e sindrome metabolica, e di tumori. Lo studio ESADA (European Sleep Apnoea Database) ha osservato che la mancanza intermittente di ossigeno potrebbe rappresentare un fattore di rischio neoplastico. Una ricerca dell’Università di Foggia, invece, ha mostrato che l’apnea notturna può condizionare la prognosi e la risposta alle terapie oncologiche.

Disturbi psicologici e cognitivi

Tra le conseguenze delle apnee ostruttive del sonno ci sono anche disturbi psicologici e cognitivi, come depressione, cattivo umore, cambiamenti di personalità e deficit di memoria.

Soffrire di apnee notturne, infine, espone a un maggiore rischio di incidenti stradali e infortuni sul lavoro.

Come diagnosticare le apnee notturne

La diagnosi di OSAS può essere confermata in presenza di:

  • almeno 5 episodi respiratori ostruttivi (apnea, ipopnea o RERA) per ora di sonno, accompagnati da sforzi respiratori e associati ad altri sintomi come sonnolenza diurna e russamento o a quadri clinici come ipertensione, patologia coronarica, fibrillazione atriale, insufficienza cardiaca cronica, ictus, diabete, disfunzioni cognitive o disturbi dell’umore.  
  • Almeno 15 episodi di ostruzione respiratoria per ora di sonno, accompagnati da evidenti sforzi respiratoriindipendentemente dalla presenza di altri sintomi o comorbilità.

Per diagnosticare la sindrome  il medico o lo specialista si basano sia sulla valutazione dei sintomi e del quadro clinico generale, sia su esami strumentali. Il test di riferimento più accurato e affidabile è la polisonnografia. Vediamo in cosa consiste e come si svolge.

La polisonnografia: cos’è e a cosa serve

La polisonnografia è un esame non invasivo che si effettua durante la notte, mentre il paziente dorme a casa propria, e che consente di monitorare e registrare alcuni parametri fisiologici di natura cardio-respiratoria e neurologica. Tra questi:

  • l'attività cerebrale;
  • il flusso respiratorio;
  • il russamento;
  • la saturazione, cioè il livello di ossigeno nel sangue;
  • la frequenza cardiaca;
  • i movimenti oculari;
  • la posizione assunta durante il sonno;
  • i movimenti respiratori di torace e addome;
  • l'attività dei muscoli degli arti inferiori e superiori.

A differenza della poligrafia respiratoria – un altro degli esami diagnostici utili ma che misura solo i segnali cardio-respiratori – la polisonnografia permette di registrare anche l'attività elettroencefalografica, consentendo quindi un'indagine più ampia.

La polisonnografia viene richiesta come esame diagnostico, sia in presenza di un sospetto di OSAS, sia per avere un quadro clinico più completo in caso di patologie che frequentemente si associano alle apnee notturne (ipertensione, obesità). È utile anche per monitorare l'efficacia delle terapie per il trattamento delle apnee ostruttive del sonno.

Dove effettuare la polisonnografia: i vantaggi dell’esame a domicilio

Generalmente, per effettuare la polisonnografia è necessario rivolgersi a una struttura ospedaliera specializzata o a un centro del sonno: il paziente si reca in ambulatorio per ricevere la strumentazione, che dovrà portare a casa e restituire dopo l'esame. In alternativa, è possibile sottoporsi a una polisonnografia domiciliare.

Tra le realtà che offrono questo servizio c'è PrivatAssistenza, prima rete nazionale di assistenza domiciliare ad anziani, malati e disabili con oltre 200 sedi su tutto il territorio.

Nei centri di Milano Porta Venezia e Milano Porta Romana, la polisonnografia a domicilio è disponibile da circa un anno. I vantaggi per i pazienti sono molteplici, come conferma il responsabile, Maurizio Bramati.

L'aspetto più apprezzato da pazienti e familiari – spiega Bramati – è la comodità, perché il polisonnigrafo viene portato da un nostro infermiere specializzato direttamente a casa del cliente. Questo, oltre a far risparmiare tempo, è utile in presenza di difficoltà motorie o altre malattie che impediscono un trasporto agevole del paziente. Anche il referto viene inviato a domicilio, via email o su smartphone”.

Come curare l'apnea notturna?

L'apnea ostruttiva del sonno, se non individuata e trattata, può cronicizzarsi, portare a un aggravamento del quadro clinico e, come abbiamo visto, alla comparsa di comorbilità. Per questo, dopo la diagnosi, è importante intervenire per correggere le cause e contenere i sintomi.

Esaminiamo le principali opzioni terapeutiche per il trattamento dell'OSAS.

La terapia comportamentale

Modificare il proprio stile di vita per eliminare i fattori di rischio è uno dei più efficaci rimedi contro le apnee notturne. È importante:

  • dimagrire, se si soffre di obesità o sovrappeso;
  • evitare di assumere bevande alcoliche o sedativi prima di andare a letto;
  • smettere di fumare;
  • adottare la giusta posizione durante il sonno.

La posizione per dormire se si soffre di apnee notturne

La terapia posizionale, che consiste nell'imparare a dormire sdraiati su un fianco, è una delle soluzioni più semplici per contrastare le apnee notturne, che tendono a essere più frequenti in posizione supina.

Cambiare un'abitudine consolidata, tuttavia, può non essere facile. Per questo motivo sono stati ideati dei dispositivi per terapia posizionale che favoriscono l'adozione della posizione su un fianco durante la notte.

Si tratta di apparecchiature tecnologiche indossabili, come fasce toraciche e collari, che attraverso sensori e sistemi di alert (come allarmi sonori e vibrazioni) avvertono la persona quando si sdraia sulla schiena e la inducono a spostarsi su un lato.

La terapia può rivelarsi efficace nei casi lievi o moderati di OSAS. Non è risolutiva, invece, per le situazioni più gravi, che non possono essere corrette semplicemente modificando la posizione in cui si dorme.

Il trattamento con pressione positiva – CPAP

Il CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) è la terapia più efficace nelle forme severe di apnea ostruttiva notturna. Si tratta di un dispositivo per la ventilazione meccanica a pressione positiva che aiuta a prevenire la chiusura delle vie aeree superiori durante il sonno: attraverso una maschera da applicare su naso e bocca, il CPAP eroga un flusso di aria pressurizzata che impedisce il collasso delle strutture della gola e mantiene aperte le vie respiratorie.

Questo strumento, che viene fornito dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), riduce i sintomi delle apnee ostruttive notturne, come russamento e sonnolenza diurna, e il rischio di complicanze come l'aumento della pressione arteriosa.

Nonostante la sua efficacia, la terapia con CPAP non è sempre gradita ai pazienti. Il dispositivo, infatti, può risultare fastidioso da indossare o provocare effetti collaterali come irritazione e congestione nasale, gonfiore e dolore addominale, flatulenza. In questi casi, in accordo con il medico, è possibile modificare l'intensità della pressione del CPAP per renderlo più confortevole, oppure adottare un approccio diverso.

I dispositivi odontoiatrici di avanzamento mandibolare

Tra le terapie per il trattamento delle apnee c'è anche il MAD (Mandibular Advancing Device). Si tratta di un apparecchio per l’avanzamento mandibolare che permette di spostare leggermente in avanti l'arcata inferiore e la lingua, impedendo così l'ostruzione delle vie aeree.

Questa soluzione, indicata per OSAS di lieve entità, puòrappresentare un'alternativa al CPAP quando quest’ultimo non è ben tollerato.

Il MAD non è fornito dal SSN e deve essere realizzato su misura da un dentista con esperienza in apnee notturne per adattarsi alla perfezione al paziente.

Il trattamento chirurgico

La chirurgia rappresenta l'ultima opzione terapeutica nel trattamento delle apnee notturne. Non è efficace quanto il CPAP e comporta il rischio di complicazioni, quindi viene impiegata solo se tutte le altre strade non sono state risolutive e se i sintomi dell'OSAS compromettono gravemente la qualità della vita.

Tra gli interventi chirurgici che possono essere effettuati ci sono:

  • tonsillectomia, per l'asportazione delle tonsille ipertrofiche che possono bloccare le vie aeree durante il sonno;
  • correzione del setto nasale deviato, che può favorire l'ostruzione delle vie respiratorie;
  • adenoidectomia, cioè asportazione delle adenoidi troppo grandi che possono ostacolare il respiro;
  • chirurgia bariatrica per favorire la perdita di peso: questo intervento è consigliato in presenza di obesità severa e di apnea notturna grave.

Sarà lo specialista, sulla base del quadro clinico del paziente e della severità dei sintomi, a individuare il trattamento più indicato.

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