100 anni e non sentirli: più si invecchia, più si è sani.

2 agosto 2017
100 anni e non sentirli: più si invecchia, più si è sani.

In una società in cui le aspettative di vita, grazie allo progresso medico/scientifico e al miglioramento della qualità di vita, si allungano sempre di più farà piacere sapere che le persone che raggiungono e superano i 100 anni hanno uno stato di salute migliore rispetto a chi perde la vita 10 o 20 anni prima. Strano a dirlo ma la dimostrazione scientifica ci viene fornita da uno studio portato avanti dai ricercatori della Charité - Universitätsmedizin di Berlino.

In questa ricerca gli studiosi hanno analizzato i dati raccolti da una società tedesca di assicurazioni sanitarie e nello specifico hanno esaminato le condizioni di salute degli ultimi sei anni di vita di oltre 1390 anziani. Gli assicurati sono stati suddivisi in tre categorie a seconda dell’età in cui era avvenuto il decesso: 80-89, 90-99, 100+. Avvalendosi dell'Indice di comorbidità di Elixhauser, generalmente utilizzato nelle ricerche sulla mortalità ospedaliera che va ad identificare le comorbilità che producono impatti diversi dalla malattia che ha causato il ricovero, è emerso che le persone che sono venute meno all’età di 100 anni avevano sofferto in media di 3,3 patologie negli ultimi mesi di vita, contro le 4,6 che hanno colpito gli ottantenni. “I nostri risultati mostrano anche che l'aumento dei disturbi osservati negli ultimi anni di vita è stato inferiore nei centenari rispetto ai soggetti morti tra i 90 e i 99 anni, o tra gli 80 e gli 89 anni” afferma il Dottor Paul Gellert, curatore dello studio.

Andando più nello specifico, da un attento esame delle patologie associate alla vecchiaia, come i disturbi muscolo-scheletrici o le diverse forme di demenza, è emerso che quasi la metà dei centenari presentava un totale di cinque malattie, lo stesso quantitativo è stato riscontrato nel 60% delle persone morte a 90 anni e nel 66% di quelle venute meno a 80. Mentre l’incidenza dei disturbi muscolo scheletrici risulta simile in tutti e tre i gruppi di età, si evidenzia che le tipologie di demenza e l’insufficienza cardiaca siano più frequenti nei centenari mentre ipertensione, aritmie cardiache e insufficienza renale sono più comuni nei soggetti “giovani”.  La conclusione alla quale sono arrivati i ricercatori, dunque, è che pare ci sia una correlazione inversa tra estrema vecchiaia e numero di malattie (all’aumentare della prima diminuiscono le seconde), capire il perché questo accada, però, richiederà ulteriori indagini e approfondimenti.

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